Il Po d’amare: a Torino raccolti dal fiume solo 63 chili di rifiuti in 4 mesi di sperimentazione

Il Po d’amare: a Torino raccolti dal fiume solo 63 chili di rifiuti in 4 mesi di sperimentazione

08/07/2020

Nel corso dei 4 mesi di sperimentazione del Po d’aMare a Torino sono stati raccolti 63 chili di rifiuti, dei quali circa il 60% sono imballaggi in plastica di varia tipologia.

La sperimentazione, che si è svolta tra settembre 2019 e gennaio 2020 (qui la notizia relativa al lancio), era finalizzata a prevenire il river litter, intercettando i rifiuti nel Po tramite barriere galleggianti affinché non arrivassero al mare, così da  salvaguardare risorse naturali importantissime per il Paese quali fiumi, mari e spiagge.

La stessa tecnica era già stata impiegata lungo il Po una prima volta in provincia di Ferrara, ma mai in un contesto urbano qual è quello di Torino.

Una raccolta di rifiuti così esigua nell’arco dei mesi di realizzazione del progetto dimostra che, laddove il ciclo dei rifiuti viene gestito rispettando la normativa in materia e secondo criteri di sostenibilità ambientale ed economia circolare, i risultati in termini di tutela delle risorse comuni sono evidenti.

La sperimentazione, voluta da Amiat Gruppo Iren, e predisposta da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, i Consorzi Castalia e Corepla - con il Coordinamento dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e la collaborazione della Città di Torino - è anche la prova di quanto sia importante fare rete tra diversi enti: un connubio positivo tra istituzioni, aziende e consorzi che hanno messo a fattor comune il proprio know how ha garantito il buon esito dell’iniziativa.

Anche AIPO e il Ministero dell'Ambiente hanno dato il proprio patrocinio al progetto, riconoscendone il valore per la collettività.

Le barriere sono state posizionate nel mese di settembre 2019 per poi essere rimosse a gennaio 2020, con un leggero ritardo rispetto alla pianificazione iniziale dovuto alla piena che ha interessato il fiume Po lo scorso novembre, richiedendo una temporanea rimozione delle barriere.

Tramite un’imbarcazione “Sea hunter” e operatori da terra, i rifiuti sono stati raccolti in appositi cassoni gestiti da Amiat che li ha accumulati per poi sottoporli alla analisi merceologica a cura di Corepla.

Quanto raccolto è composto per circa il 60% da imballaggi in plastica di vario tipo: bottiglie in PET (polietilene tereftalato), flaconi in PE (polietilene), polistirolo espanso, pellicole e vaschette.

Il restante 40% invece è costituito da materiale di vario genere tra cui tessuti, materiale organico (sfalci, …), alluminio, acciaio e vetro, oggetti vari.

Il riciclo di tale materiale ha permesso di realizzare 10 portapenne in plastica mista che ogni partner del progetto potrà conservare a ricordo dell’iniziativa.

Qui sotto il video nella versione completa e nella playlist dedicata del canale Youtube di Corepla anche una versione ridotta, oltre a tutti i filmati relativi alle precedenti fasi della sperimentazione.