Chi, cosa, quando: la STORIA DELLA PLASTICA!

Chi, cosa, quando: la STORIA DELLA PLASTICA!

01/10/2021
La lunga strada che ci ha portati alla plastica che utilizziamo oggi è iniziata intorno al 1860, ed è ricca di nomi, esperimenti, invenzioni illuminate e passi falsi: ripercorriamola insieme!

Forse non lo sapete, ma compiendo questa sequenza di 3 semplici azioni avete avuto a che fare con 3 plastiche diverse: il sacchetto della spesa (polietilene), il vasetto dello yogurt (polipropilene), la bottiglia dell’acqua (polietilene tereftalato).

E pensate, ne esistono anche altre, di plastiche!

Ma facciamo un passo indietro: prima di avventurarci nell’impervio terreno delle diverse tipologie, di capire la composizione della plastica, o ancora, di rispondere alla domanda “come si fa la plastica?”, partiamo dalle basi: conoscete la definizione di “plastica”?

“Plastica” deriva dal greco "plastikos", che significa adatto per essere modellato; si tratta infatti di un materiale assolutamente malleabile durante la produzione: può ottenere infatti qualsiasi forma.

L’era della plastica 

Abbiamo - non proprio noi, diciamo i nostri tris-tris-tris-trisavoli - attraversato l’età della pietra, quella del ferro, infine quella attuale: l’era della plastica, iniziata all’incirca negli anni ‘60, e diventata ben presto un insostituibile strumento della vita quotidiana (qui potete dare un occhio a cosa succederebbe se di colpo sparisse!).

Ma prima di essere la regina delle celebrità tra i materiali, proprio come una star ricordiamone la gavetta. Partiamo dunque insieme in questo viaggio, che ci farà percorrere la storia della plastica!

 

Tutto ebbe inizio con… 

Gli elefanti! Ebbene sì, sembra incredibile, ma dobbiamo a loro, o meglio, dobbiamo anche alla volontà di salvarli, l’invenzione della plastica.

Intorno al 1860, infatti, il gioco del biliardo appassionava migliaia di giocatori, più o meno bravi a metterla in buca.

All’epoca, però, le palle da biliardo erano realizzate in avorio, ricavato appunto dalle zanne di elefante; questo non solo le rendeva molto costose, ma causava la decimazione dei poveri animali.

Fortuna che, nel 1863, una fabbrica di New York si decise a cambiare rotta: avrebbe offerto 10.000 dollari a chi avesse inventato un materiale economico in sostituzione dell’avorio.

La celluloide

La cosa non fu facile né veloce, visto che ci vollero 6 anni (1869) prima che il tipografo John Hyatt alzasse la mano e dicesse “presente!”, con la sua invenzione nuova di pacca: la celluloide.

Realizzata da un mix di canfora (cera trasparente con forte profumo aromatico, estratta dal legno del Laurus Camphora, grande albero sempreverde, e dalla Canfora del Borneo, gigante delle foreste del Borneo), azoto e cellulosa, la celluloide impressionò subito per la sua straordinaria infrangibilità: praticamente indistruttibile!

Curiosità: la fabbrica di penne Parker, fondata nel 1888, proprio per dimostrare l’indistruttibilità delle sue penne in celluloide, negli anni venti ne scaraventò una dall’Empire State Building e, negli anni seguenti, in una valle del Grand Canyon: ebbene sì, in entrambi i casi le 2 penne toccarono il suolo intatte!

Purtroppo, però, il suo limite risultava essere l’alta infiammabilità, che ne limitò fortemente l’impiego. Occorreva dunque trovare un altro materiale…

La Galalite

Brevettata nel 1899 in Germania, da Friedrich Adolph Spitteler e Wilhelm Krische, la galalite veniva (e viene tutt’oggi) prodotta a partire da una proteina del latte, imitando piuttosto bene materiali come avorio, ebano, madreperla.

Curiosità: i falsari dell’epoca a volte riuscivano a spacciarla per uno di sopracitati materiali naturali pregiati, tanta era la somiglianza!

Ricavata dall’indurimento della caseina, la galalite è oggi utilizzata come valida alternativa all’impiego di materie naturali di origine animale e vegetale.

Nonostante infatti il divieto di commercio globale dell'avorio (dal 1989), ogni anno circa 20.000 elefanti africani vengono massacrati per le loro zanne; stessa sorte accade alle tartarughe, per il loro prezioso guscio, o agli splendidi coralli, a rischio estinzione.

Bottoni, manici di coltelli, tasti di pianoforte, bigiotteria, gioielli, articoli e manufatti nel settore moda: realizzati in galalite, sono splendidi, resistenti e amici dell’ambiente!

Ma torniamo alla fine del 1800. Nonostante la sua importante scoperta, la Galalite risultò impossibile da plasmare: fabbricata in forma di fogli di diverso spessore, bastoncini e tubi, necessitava infatti di essere successivamente lavorata a mano. Il che, faceva lievitare i costi di produzione.

Eravamo ancora lontani da quel materiale economico, versatile, durevole e malleabile che stavamo cercando...

La bachelite

Nel 1909 il chimico belga-americano Leo Baekeland gridò EUREKA, riuscendo a creare la bachelite, una sostanza composta da fenolo e formaldeide.

La sua particolarità era quella di poter essere modellata con il calore: una volta raffreddata, poi, non poteva più cambiare forma!  

Al chimico Baekeland, dunque, riconosciamo il guizzo di aver creato la prima plastica termoindurente (ovvero, che diventa dura con il calore), in grado di mandare in pensione materiali come il legno, i metalli, le leghe, e riducendo i costi di produzione.

Oggi è possibile trovare questo materiale in vari oggetti: dai manici delle pentole agli interruttori, fino ai componenti delle auto!

Ma proprio come la celluloide e la galalite, anche la bachelite presentava un difetto di non poco conto: pur sembrando indistruttibile, nel tempo si copriva di piccole crepe che ne compromettevano la struttura. In un certo senso, dunque, la bachelite era destinata a… invecchiare!

Il plexiglass

Arriviamo così ai ruggenti anni ‘20, gli stessi che videro l’affermarsi della cultura di massa veicolata da radio e cinema, il jazz uscire fuori dalla comunità nera, e Louis Armstrong diventare una celebrità.

E chissà che non ci fosse in sottofondo proprio il suono della tromba di Armstrong, durante gli esperimenti di creazione di nuovi materiali plastici utilizzando il petrolio, che portarono, nel decennio successivo, alla scoperta del plexiglass.

Dobbiamo al chimico tedesco Walter Bauer l’invenzione del polimetilmetacrilato (che per non slogarci una mandibola chiameremo con uno dei suoi nomi commerciali più diffusi, appunto, plexiglass), un materiale per lo più infrangibile (a seconda della sua composizione), e molto trasparente: anche più del vetro!

Caratteristiche, queste, che durante la seconda guerra mondiale lo resero perfetto per realizzare i cupolini degli aerei da caccia.

Oggi lo troviamo impiegato nella fabbricazione di vetri di sicurezza, nei presidi antinfortunistici, nell’arredamento o nell’architettura.

In seguito alla scoperta del plexiglass, fu poi la volta di due altri tipi di plastica di successo: il PVC e il poliuretano.

Dagli anni '30 ad oggi

Dagli anni ‘30 non ci siamo più fermati a studiare, sperimentare, inventare nuove plastiche sempre più performanti, inanellando una lunga serie di successi:

  • Nel 1933, in Inghilterra, venne scoperto il polietilene, con ottime proprietà isolanti e di stabilità chimica, un materiale molto versatile ed economico (tra gli usi più comuni: borse e buste di plastica, contenitori di vario tipo, ecc.)
  • Nel 1938, in America, nacque il nylon, la fibra sintetica usata per i tessuti.
  • Nel 1954, in Italia, Giulio Natta inventò il moplen, oggi usato per le vaschette alimentari, che nel 1963 gli valse il premio Nobel, e che negli anni di Carosello impazzava in TV con lo spot di Gino Bramieri.

Da allora, la corsa  alla scoperta di materiali plastici non si è più arrestata, continuando a dare vita a nuovi tipi di plastica.

Una plastica sempre più economica, performante, ma anche amica dell’ambiente (mai dimenticare che è nata proprio per salvaguardare ambiente e animali!), come nel caso dei PHAs, materiali plastici ottenuti al 100% da fonti vegetali rinnovabili di scarto.

Dopo essere partiti da New York, e aver toccato Germania, Belgio, Inghilterra e Italia, il nostro viaggio alla scoperta della storia della plastica termina qui, ma solo provvisoriamente: chissà quali altri nomi e quale altre invenzioni arriveranno in futuro, a popolare il magico mondo della plastica!

 

Foto di copertina by Patrick Tomasso on Unsplash