Imballaggi con etichette coprenti: che fare?

Imballaggi con etichette coprenti: che fare?

27/12/2021
Colorate, accattivanti, ma talvolta d’intralcio al riciclo: come fare con le etichette coprenti?

Abbia imparato a riconoscere i diversi tipi di plastiche in questo articolo, scoperto qui le regole per essere dei supereroi della raccolta differenziata, e dato qui una sbirciatina per vedere, grazie al riciclo, quanti meravigliosi nuovi oggetti si possono ottenere da semplici bottiglie in plastica (e non solo). Ma come ci comportiamo quando, tra le mani, stringiamo un imballaggio che riporta una vistosa, colorata etichetta coprente? Se da una parte, infatti, abbiamo visto che gli imballaggi in PET sono facilmente riciclabili, dall’altra determinati additivi, coloranti o appunto etichette coprenti, rischiano di complicare il loro riciclo.

Ma è davvero così essenziale l’etichetta?

Purtroppo l’etichetta è una componente molto importante nel packaging del prodotto: non solo perché raccoglie una serie di informazioni che per legge devono essere dichiarate, ma anche dal punto di vista del marketing l’etichetta può ospitare consigli d’uso del prodotto, QR code per accedere a contenuti multimediali e molto altro ancora. E poi, dì la verità: quante volte sei stato/a attratto/a da un prodotto, unicamente per la sua confezione super colorata? Di contro, però, questo bisogno crescente di spazio sul prodotto per comunicare contenuti e informazioni, ha aumentato le dimensioni dell’etichetta, arrivando così ai modelli coprenti, che rivestono totalmente l’intero imballaggio; coprendo l’intera superficie dell’imballaggio, anche i lettori ottici che negli impianti di selezione devono riconoscere il tipo di polimero per indirizzare il contenitore nel corretto flusso a riciclo, sono in grado di leggere solo lo strato superficiale, spesso realizzato in un polimero differente da quello dell’imballaggio stesso. La sleeve è infatti spesso realizzata in OPS, PP o PVC, polimeri diversi da quello dell’imballaggio che ricoprono e con un peso specifico superiore a quello delle etichette tradizionali (che sono a base poliolefinica): per questo risulta difficilmente separabile nelle vasche di flottazione. Il risultato è che vi affondano insieme al PET, inquinandolo! Si pensa che realizzare le etichette stesse in PET possa renderle maggiormente riciclabili, essendo costituite dallo stesso polimero. Ma gli inchiostri estremamente tenaci e gli spessori diversi, possono portare alle stesse conseguenze, non risolvendo il problema.

Quali le possibili soluzioni?

Certamente è importante ripensare l’imballaggio stesso, con un occhio più attento alla sua fase di fine vita, cioè quando smette di essere tale e diventa rifiuto. Ad oggi sappiamo che nel 2022 entrerà in vigore (grazie a Conai, Istituto Italiano Imballaggio, UNI, Confindustria e Federdistribuzione) la norma del decreto legislativo 116/2020, che introduce la cosiddetta “etichetta ambientale” su tutti gli imballaggi, per facilitarne la raccolta, il riutilizzo, il recupero e il riciclo. Inoltre, lo stesso Conai suggerisce ai produttori di imballaggi di utilizzare etichette coprenti dotate di perforazioni/punzonature, per facilitarne la rimozione, allegando anche le istruzioni che invitano il consumatore a procedere in tal senso.

Infatti, come sempre, è giusto chiedersi: e noi, cosa possiamo fare? Adesso che sappiamo che le etichette coprenti dirottano le bottigliette PET nella frazione delle plastiche miste, facendo così perdere grandi quantitativi di materiale nobile, nei nostri acquisti dovremmo tenerne conto, optando per gli imballaggi le cui etichette coprenti sono facilmente rimovibili con una forbice o seguendo la zigrinatura già predisposta a questo scopo.

 

Foto di copertina by Magic Mind on Unsplash